Verduno: l’origine di un territorio unico
Un modo inusuale per conoscere un territorio è iniziare dal ciò che sta sotto i nostri piedi, il suolo e le rocce. Il suolo, elemento fondamentale per la viticoltura così come per la vita tutta sul pianeta, è argomento complesso che richiede d’addentrarsi in altre discipline come la geologia e la climatologia, per coglierne l’essenza di base e le dinamiche che ne regolano le funzioni. Il suolo è la parte più superficiale della crosta terrestre e costituisce la base della vita, essendo il substrato esplorato dalle radici delle piante, nel nostro caso la vite.
La profondità dei terreni vitati nel territorio di Verduno si attesta mediamente intorno al metro e venti circa. Al di sotto si trova la roccia, che rappresenta la matrice di partenza da cui i terreni hanno avuto origine, e che per questo è definita roccia madre. Da essa il suolo eredita i componenti di base e quindi è importante approfondirne le caratteristiche perché a Verduno vi è una variabilità geologica che determina due “mondi” differenti. Tutte le rocce della zona hanno però una comune origine sedimentaria, si sono formate ovvero dall’accumulo di sedimenti, in ambiente marino o di lagune salate e risalgono a due fasi geologiche distinte, anche se appartengono entrambe al Miocene.
Marne di sant’Agata Fossili laminate
La prima formazione è costituita dalle Marne di sant’Agata Fossili laminate (circa 8 milioni di anni, Tortoniano). Si tratta di rocce organizzate in strati molto sottili, composte da materiali fini come limo (60%) e argilla (30%) frammiste a poca sabbia (10% circa). Sono altresì ricchi di calcare (carbonato di calcio) che deriva dalla precipitazione diretta dall’acqua di mare e dai piccoli gusci fossili di microorganismi marini. Molto noti sono anche gli splendidi fossili di pesci straordinariamente conservati nei sottili strati di marna (tra cui la balenottera di Santa Vittoria d’Alba, rinvenuta dallo scrivente nel letto del Tanaro proprio sulla sponda opposta a quella di Verduno). I suoli che si sviluppano su questa formazione ne ereditano la tessitura, mantenendo pressoché le stesse percentuali di sabbia, limo e argilla, e la quantità importante di calcare (25% circa). La vite risponde a questi terreni fini con una concentrazione delle sostanze nobili nei mosti, mantenendo però uno straordinario equilibrio spostato verso l’eleganza, frutto della combinazione col microclima, di cui parleremo dopo.
Formazione della Vena del Gesso
La seconda Formazione si estende dal crinale su cui poggia l’abitato di Verduno in direzione ovest, fino al fiume Tanaro. Si tratta di una particolarità geologica che prende il nome di Formazione della Vena del Gesso poiché composta da marne alternate a bancate di cristalli di gesso (solfato di Calcio). È oggetto di intensi studi da molto tempo perché rappresenta il risultato di un evento che ha radicalmente sconvolto tutto il Bacino Mediterraneo circa 6 milioni di anni fa (Messiniano), la cosiddetta crisi di salinità. In questa fase il Mediterraneo si trovò isolato dall’Oceano e andò incontro a un intenso processo di evaporazione che portò ad un abbassamento del livello del mare di oltre 1500 metri ed alla formazione di lagune salate dove si depositarono i cristalli di gesso che oggi troviamo in grandi bancate intercalate tra le marne. I suoli che si sviluppano su questa formazione hanno una tessitura simile alle Marne di Sant’Agata, ma arricchiti di una quantità importante di gesso che si comporta da fertilizzante naturale. Il risultato è una ricchezza superiore anche come capacità di trattenere acqua il che comporta una notevole spinta vegetativa per la vite, che si traduce in un vigore che si prolunga anche nelle fasi più siccitose.
Il clima
Per comprendere il comportamento della vite su queste colline dolci è però necessario indagare anche il secondo grande attore del terroir, il clima. In generale le Langhe godono di un clima semicontinentale temperato, che vede temperature piuttosto fredde d’inverno e alte in estate, con autunni miti fino a fine ottobre. Le precipitazioni sono concentrate in primavera e autunno anche se i mutamenti del clima non sempre rispettano questa regola. Ma queste indicazioni generali non sono sufficienti a comprendere questo territorio poiché la vite è una pianta sensibile ed in particolare il Nebbiolo è estremamente suscettibile a modificare il suo comportamento al variare di piccoli spostamenti di umidità dell’aria, di temperatura ed esposizione. È da qui che derivano le mille espressioni diverse che questo straordinario vitigno ci regala, ed il Pelaverga dal canto suo non è molto da meno. Verduno ha una particolarità che lo rende unico nel panorama della zona di denominazione del Barolo: la prossimità col fiume Tanaro. Ciò comporta una costanza di umidità dell’aria superiore al resto della zona, che la vite avverte e che traduce nel frutto. Questo aspetto, unito alle diverse quote che variano da circa 200 metri a oltre 400 sul livello del mare, alle esposizioni che spaziano dal pieno Sud del Monvigliero all’Ovest del lungo versante verso il fiume, determinano il carattere dei vini di Verduno, in combinazione tra suoli fini e bianchi oppure scuri e ricchi di cristalli, in un rincorrersi tra spezia ed eleganza.
Si ringrazia il dott. Edmondo Bonelli per gli approfondimenti.